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sabato 12 ottobre 2013

BARDANA MAGGIORE

La specie di piante che è individuata  dalla dicitura "Arctium Lappa" è nota anche come Bardana maggiore. In realtà la denominazione "Arctium Lappa" si appiccica a delle belle piante spontanee, resistenti e adattabili, che vivono come popolazioni numerose su vasti territori.
Quelli di noi che sono stati giovani quando ancora c'era un rapporto stretto con la campagna o quelli che questo rapporto ce l'hanno ancora, non possono non ricordare le Bardane: con le loro ampie foglie verdi dall'odore intenso e, soprattutto, con quei loro frutti che, quando sono "pronti", si appiccicano saldamente ai mantelli di pelo o di altri tessuti e, pertanto, anche alla maggior parte dei nostri vestiti.
Chi non li ha mai tirati addosso questi  frutti uncinati delle Bardane (che si dice abbiano ispirato l'invenzione delle cerniere lampo)  per provocazione o per gioco ai suoi o alle sue compagne? E quale possessore di cani (in particolare se a pelo lungo), dopo averli fatti scorrazzare d'estate o in autunno su terreni incolti, non ha mai dovuto tirare fuori tutta la sua pazienza per liberargli il manto dalla loro presa?

L'aspetto generale della cosa prende il nome di DISPERSIONE. Le Bardane, essendo impossibilitate a spostarsi come tutte le altre piante, affrontano la necessità inderogabile di diffondere la propria progenie con un loro specifico meccanismo: agganciare saldamente i loro frutti al pelo dei mammiferi per assicurarsi un trasporto "lungo" e perciò una dispersione "ampia" dei propri semi.
Ovvio che questo loro modo non è che un possibile modo. Altre piante, per ottenere lo stesso risultato, si assegnano al vento, agli uccelli, ai fiumi o agli oceani o i propri semi al momento giusto addirittura li sparano... Insomma c'è una varietà davvero ampia di modalità dispersive e, per interpretarle, c'è una varietà sconfinata di forme e di strutture (soprattutto dei semi) adatte allo scopo.
Le piante di Bardana interessano per gli effetti benefici (quindi curativi) che possono avere su di noi quando le adoperiamo e per gli utilizzi gastronomici che se ne possono fare.
Per quanto riguarda gli effetti curativi -e questo vale per tutte le piante- è bene concentrarsi sui soli effetti principali, convalidati dalla ricerca e dall'esperienza, tralasciando quelli ipotetici o secondari, altrimenti si rischia di creare una gran confusione. A leggere certi libri sembra infatti che le piante facciano sempre bene e che tutte facciano bene per tutto.
Dunque le piante di Bardana maggiore (Arctium lappa) possono svolgere anzitutto un'azione depurativa. Permettono cioè di disintossicare, eliminare tossine. Le drenano fuori agendo su fegato, reni, intestino e pelle. In fondo le principali "vie d'uscita" dal corpo sono evidenti: urina, feci, sudore e secrezioni della pelle. Dunque, blando potenziamento dell'attività epatica, della secrezione biliare, della diuresi, del transito intestinale e accrescimento secretivo delle ghiandole sudoripare e migliore regolazione della secrezione sebacea: tutto questo le piante di Bardana possono farlo. Sono conosciute da sempre come potenti depurativi con in più un'interessante azione ipoglicemizzante, ipocolesterolemizzante e antibiotica.
Insomma, con le Bardane oltre a espellere tossine ci si può abbassare sia la glicemia sia il colesterolo.
Per quanto riguarda l'azione antibiotica, già nel 1929 il medico genovese C.Gibelli studiò in questo senso l'azione delle muffe e di molte piante tra cui le bardane di cui mise i semi a germogliare in acqua. Si rese conto che l'acqua in cui germogliavano questi semi assumeva proprietà batteriostatiche paragonabili a quelle evidenziate nei terreni di coltura delle muffe. Col ché appurò che l'uso popolare delle Bardane nelle foruncolosi ed in altre dermatosi non era privo di fondamento.
Per i preparati (decotti, tinture, vini medicati, amari ecc)  si usa tutta la pianta, quindi anche la radice.
Con la radice, polverizzata e unita a burro acqua e sale si facevano in passato dei biscotti raccomandati per i diabetici.
Le foglie più tenere, prima che diventino troppo amare possono essere aggiunte alle zuppe o utilizzate nelle frittate; invece, una volta seccate, pare che si prestino anche ad essere fumate, insieme a quelle di biancospino e di "Tasso barbasso"..





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