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venerdì 28 marzo 2014

LAVANDE

Siamo alle solite, mi riferisco alla necessità di usare il plurale. Normalmente si direbbe La Lavanda, ma il fatto è che qui non stiamo parlando di un'idea platonica. La realtà è multiforme, piena di varianti e di variazioni e, conglobare in un'unica parola singolare tutto questo può essere pericoloso, soprattutto per i giovani. I giovani, loro, pensano di sapere quando conoscono la parola e invece, per sapere, bisogna aver fatto un po' di conti, se non tanti, con la realtà. Essere in grado insomma di salire dall'astratto al concreto. L'astratto è la parola Lavanda, il concreto è che di Lavande ce ne sono almeno 28 specie diverse ciascuna delle quali si stempera in una moltitudine di varietà a formare una moltitudine di esseri difficilmente enumerabile. 

Tuttavia, come tutti gli altri mondi, anche lo sconfinato mondo delle lavande ha delle caratteristiche distintive.
Tutte, le lavande, sono degli arbusti sempreverdi, sono decisamente aromatiche, hanno foglie piccole e lineari, resistono bene alla siccità e producono spighe di fiori profumati solitamente da viola a blu come colori ma in certi casi anche bianchi. Generalmente fioriscono in primavera e in estate ma la Lavandula dentata, per esempio, produce i suoi fiori in inverno.
A giudicare dalle enormi estensioni coltivate a Lavande in Provenza (ma le coltivazioni di lavande sono presenti un po' in tutto il mondo e, per esempio nel Nord Europa si spingono fino in Norvegia) si può star certi che vi è collegata una cospicua attività industriale.
In effetti, l'estratto dei loro fiori è un tonico utile per la pelle, è antisettico contro l'acne e facilita il rinnovamento cellulare, ragione per la quale le creme a base di lavanda sono molto richieste.
Le ghiandole che  vi producono l'olio aromatico  sono presenti in tutte le parti aeree di queste piante ma sono concentrate soprattutto nei fiori.
Tradizionalmente le spighe fiorali vengono usate per profumare la biancheria negli armadi data la persistenza e la gradevolezza del loro profumo. Ma si usano anche per aromatizzare vini, aceti, marmellate e altro.
Le tisane a base di fiori di lavande sono un classico per la cura degli stati ansiosi, ma anche per le flatulenze, le alitosi e i mal di testa.
I rami fiorali, raccolti un po' prima della schiusa, specialmente quelli della L.latifoglia sono repellenti per gli insetti, in particolare per le mosche.
C'è da dire infine che far crescere piante di lavande intorno a casa, in giardini, orti o semplicemente vasi contribuisce a rasserenare la mente.
Tra tutte, la lawanda è una specie veramente unica!!



giovedì 6 marzo 2014

LA VITA E' RISCHIO

Che le piante, con la fotosintesi, formino più ossigeno di quello che consumano lo sappiamo tutti, o quasi tutti.
Che siano indispensabili per ossigenare l'atmosfera è di dominio pubblico.

Che arricchiscano l'atmosfera non perché vogliono farlo ma per sbarazzarsi il più in fretta possibile di un gas pericoloso qual è l'ossigeno è invece un sapere di pochi.
Naturalmente sto parlando di piante in senso lato, quindi unicellulari, marine, terricole..
E questo è il punto: l'ossigeno è per loro come per noi un gas velenoso.
Il problema è: rispetto a una cellula che non usa ossigeno una cellula che lo usa è circa venti volte più efficiente. Quindi il rischio vale la candela e, gli organismi aerobici (quelli che usano ossigeno) sono la stragrande maggioranza mentre quelli anaerobici (quelli che non lo usano) sono un'esigua minoranza.
La vita è rischio e la vita è a rischio.
Prendiamo un'altra funzione fisiologica: la digestione.
La digestione è demolizione. Mangiando noi mangiamo cellule (o materiali che formano cellule) pur essendo anche gli organi che ci formano fatti di cellule. Per esempio mangiamo carne pur essendo fatti di carne. E c'è sempre un rischio concreto di autodigestione.
Così con l'ossigeno. L'ossigeno brucia le cellule ma le cellule si arrischiano ad usarlo senza bruciarsi o ...quasi o, almeno, ci riescono per un certo periodo.
E' un risultato che ottengono, forti di un preciso apparato chimico, dando da bruciare all'ossigeno in eccesso delle sostanze particolari che prendono il nome di antiossidanti con cui tentano di spegnerne i danni. 
Il processo è permanente e non ammette soste.
Si è fatto un gran parlare di queste sostanze antiossidanti. Un gran parlare e un gran vendere ma non è che in realtà ci si capisca ancora molto.
Un punto fermo l'ha fissato il dr. Sebastiano Venturi rendendosi conto che il meccanismo fondamentale che le piante marine usano per neutralizzare gli effetti negativi dell'ossigeno è basato sullo iodio.
Le alghe marine sono piene zeppe di iodio e, guarda caso, gli organismi marini che fanno parte della catena alimentare che si basa sulle alghe risultano essere molto meno soggetti a malattie rispetto a quelli terricoli o, per esempio, agli stessi pesci di acqua dolce dove lo iodio è molto più scarso.
Venturi, da medico, s'era trovato ad affrontare il problema del gozzo endemico: l'ingrossamento della tiroide per mancanza di iodio. Questa mancanza crea danni enormi: cretinismo, problemi ossei, tumori specialmente al seno e allo stomaco.
Può essere prevenuta con del semplice sale iodato (oggi praticamente obbligatorio) ma non vi dico le peripezie che solo qualche decennio fa ha dovuto fare Venturi per convincere le autorità a distribuire questo sale.
Le piante terricole si sono costruite i loro antiossidanti: flavonoidi, polifenoli ecc
Per noi la questione non è ancora chiara ma certo quell'organo che abbiamo qui nella gola, che si chiama tiroide e che può funzionare solo se dispone di iodio (sotto forma di sale ioduro) dovrebbe ricordarci che, se vogliamo continuare a vivere, dobbiamo cercare di non farci "ossidare".