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sabato 25 maggio 2013

PIRETRO

"Margherite" in fiore.
Pensate possano avere qualche importanza delle semplici "margherite"?
Magari ci sarà una qualche ragione se queste piante (Tanacetum cinerarifolium) sono massicciamente coltivate...
I loro fiori vengono fatti seccare e poi ridotti in polvere. Ciò che si ottiene è il cosiddetto Piretro. Molto richiesto perché si dà il caso che i fiori in oggetto siano non solo insettifughi ma anche insetticidi. Già più di duecento anni fa tutto questo era noto ai Cinesi e ai Persiani. E anche in Europa, nel '700, la cosiddetta "polvere persiana" -così era chiamato il piretro- cominciò a essere usata contro i parassiti del corpo e dei vestiti che, date la scarsa igiene, infestavano esseri e case. 
Nei secoli successivi l'uso si estese a tutto l'Occidente. Funzionava. 
Poi, durante la seconda guerra mondiale, venne la svolta. 
Date le condizioni di vita, i soldati al fronte si trovano inevitabilmente invasi dai parassiti. E l'Esercito americano, com'è normale, consumava piretro più di tutti.
In pratica, per evitare di essere mangiato vivo, ogni soldato riceveva regolarmente, insieme alle armi, alle munizioni e al cibo, un sacchetto di polvere di piretro.
Le coltivazioni da cui gli americani lo prendevano si trovavano nelle Filippine e, quando queste vennero occupate dai giapponesi, per l'esercito degli Stati Uniti al fronte, la situazione divenne insostenibile.
Occorreva un rimedio urgente.
Per farla breve, furono i chimici svizzeri che, a forza di provare, trovarono una sostanza che, per i parassiti in questione, si dimostrava davvero micidiale. Si scioglieva nei grassi e quindi poteva agire per contatto e inoltre non si degradava, nel senso che sparsa su una superficie si conservava attiva per mesi. 
Perfetto.
Successe che le truppe americane al fronte si videro consegnare al posto del solito sacchetto di "polvere Persiana" un sacchetto con un'altra polvere.
Più tardi gli Alleati sbarcarono in Italia e, quando a Napoli si verificò una grave epidemia di tifo veicolata dai pidocchi del corpo, quintali della nuova sostanza vennero distribuiti fra gli abitanti della città perché potessero spargersela sui capelli, sui peli pubici e delle ascelle. La nuova sostanza stroncò l'epidemia. Fu un trionfo e così il suo impiego si estese da quello sanitario a quello agricolo.
Questo ha fatto sì che, dopo di allora ne siano state sparse milioni di tonnellate in tutto il Pianeta.
Oggi del DDT -questa era la sostanza-  è proibito l'uso quasi ovunque. Ha perduto gran parte della sua efficacia sugli insetti, che adesso sono resistenti alla sua azione, ma le sue tracce si trovano ormai in tutto il mondo compreso il latte delle donne di ogni angolo di questa Terra.
La sua tossicità non è acuta ma, visto che non si degrada, agisce per accumulo e così non si sa bene cosa abbia provocato e stia provocando.
Da parte sua, l'Agricoltura, perduto il DDT, continua ad utilizzare milioni di tonnellate di nuovi veleni per combattere gli insetti e salvaguardare la sua produttività ancor prima dei suoi prodotti.
Come se non ci fosse il piretro, come se non ci fossero altri mezzi e altri modi..., come se non fossimo noi a mangiare i suoi prodotti...



giovedì 23 maggio 2013

LUPPOLO

E' stimolante procurarsi un piatto di una squisitezza ormai insolita. Si può fare con il Luppolo.
Si trova giusto di questi tempi soprattutto lungo le siepi a ridosso dei corsi d'acqua. Non è difficile distinguerlo, vederlo emergere dai rovi o competere con altri rampicanti, come per esempio le Vitalbe, per raggiungere le maggiori altezze.
Le sue foglie hanno la forma inconfondibile che si vede in foto, sono dentellate ai margini e sono crespe. Come del resto è rugoso il fusto. Si usano solo le cime. Perché sono tenere e particolarmente succose. Quando se n'è raccolto un bel mazzo, si lavano e si lessano per 5-10 minuti e poi, dopo averle scolate, si salano, vi si spreme sopra del limone (non aceto!) che scioglie il sale e infine si aggiunge l'olio (che deve essere ottimo se no guasta tutto). E' difficile immaginare quanto sia delicatamente gustoso il piatto così ottenuto. E poi fa bene.
Il Luppolo (Humulus lupulus) è noto per il suo utilizzo indispensabile nella fabbricazione della birra. Le sue coltivazioni colpiscono l'occhio perchè si presentano come lungi e ordinati filari verdi alti anche fino a sei metri. Per la birra si usano le infiorescenze femminili mature
Queste aromatizzano, chiarificano e conservano la birra.
E' impressionante il profumo che viene sparso nell'aria quando vengono triturate.
Certo è che, fra le molte altre sostanze, contengono estrogeni. Fitoestrogeni per la precisione.
Questi fito-ormoni femminili aumentano la produzione di latte nelle donne e, pare, risultino essere afrodisiaci per gli uomini.
Il loro infuso è un tonico per il sistema nervoso e un rilassante muscolare.
I coltivatori di luppolo usavano e forse usano ancora riempire i cuscini di infiorescenze di luppolo per assicurarsi sonni rilassati e tranquilli. Sembra assodato che in più casi le lavoratrici del luppolo potessero avere anche due cicli mestruali per mese.


domenica 19 maggio 2013

NOI POSSIAMO ESSERE PERCHE' LORO SONO

Vedete queste immagini..


Parlano. 
Solo che bisogna conoscerne il codice. 
Insieme ad infinite altre, vorrebbero comunicarci considerazioni importanti di "Architettura". 
Vediamo se si riesce a dargli voce.
           "(Loro, i vegetali) Sono capaci di trasformare in sé i materiali di un          ambiente puramente fisico assorbendone dosi microscopiche ma da tutta la     loro superficie....
Mentre il loro problema è quello della massima superficie esterna, il nostro, con le circonvoluzioni dei nostri condotti interni, è quello della massima superficie interna.
Noi compatti e loro estesi, noi contratti per attraversare lo spazio, loro protesi per occuparlo il più possibile da fermi". (Da "La Colonia")
In effetti, il loro sistema radicale, sotterraneo, è ramificato fino all'invisibile ed è più esteso della parte aerea che protendono verso il Sole e verso il vento. Quindi, immaginate tutte le piante, grandi o piccole che siano, mastodontici alberi o minute erbe, come riflesse in uno specchio con una chioma sotterranea più grande di quella con cui si presentano.
Il nostro sistema digerente, quello che ci permette di assimilare e di espellere è, al contrario, pur con tutta la sua grande superficie assorbente, raggomitolato e compattato dentro una Forma (quella del nostro corpo) altrettanto compatta.
Com'è possibile? 
La vita si basa su una ramificata estensione non su una ramificata compattazione.
E' semplice. 
Noi possiamo muoverci perché Loro ( le Piante) sono ramificate e ferme.
Noi possiamo essere compatti perché Loro sono estese.
In una parola: "Noi possiamo  .... essere   perchè  Loro sono".


venerdì 17 maggio 2013

ACACIE E KUDU

Un imprevedibile comportamento delle piante. I Kudu sono antilopi che si alimentano con foglie di acacia. E in Sudafrica, chiusi in grandi recinti in cui crescono acacie, si cominciò ad allevare i Kudu.
 Tutto bene, all'inizio. Poi però molte di queste grandi antilopi cominciarono a dimagrire. Inspiegabilmente, perché il cibo c'era. E a dimagrire ancora, fino a morire. Forse a causa di una malattia ignota? In realtà sembravano morire di fame. La diagnosi dei veterinari fu più o meno questa: "Morti di fame a pancia piena". Infatti, una volta esaminate, le foglie di acacia che avevano mangiato risultarono talmente piene di tannino da risultare indigeribili. Era accaduto che le acacie dei recinti, a forza di essere intensamente brucate avevano reagito, tanninizzando le loro foglie, che all'inizio diventarono indigeste e in seguito completamente immangiabili. Ma le indagini riservarono un'altra sorpresa: anche le acacie vicine ma fuori dai recinti presentavano foglie con una concentrazione anomala di tannini. Dunque le piante interne erano state in grado di mandare un messaggio a quelle esterne. Naturalmente per via chimica, con una sostanza volatile in grado di attivarne i sistemi di difesa. La sostanza usata, si è scoperto, è l'etilene, costituita di semplici molecole basate su due soli atomi di carbonio...
Le piante, è evidente, non sono quegli esseri passivi che sembrano!!

mercoledì 15 maggio 2013

LA COLONIA: LIBRO ANCHE DI ECOLOGIA E DI BOTANICA

La Colonia: Quel che resta della specie umana si trova in questa colonia marziana. Una nuova Cultura e nuove Regole associative dovrebbero garantire i coloni dal ricadere negli stessi drammatici errori che decretarono la fine dei terrestri. Ma in realtà niente è mai garantito, tutto deve ancora accadere. Da un lato la ragione non può soffocare la passione, dall'altro il Vedere dei coloni è, come ogni altro Vedere particolare, limitato e si trova a fare i conti con l'Imprevisto di un Universo sconfinato.
                                  Un manifesto per l'Ecologia e per la Botanica.....

LA PERVINCA DEL MADAGASCAR

Conosciuta e usata da sempre dagli abitanti del suo habitat originario, la Pervinca del Madagascar (Catharanthus roseus) è stata ed è protagonista nella cura di alcune forme diffuse di tumore.
E' stata anche protagonista di quella che viene chiamata "Biopirateria", ovvero lo sfruttamento commerciale di conoscenze mediche tradizionali dei popoli indigeni delle aree dove le piante medicamentose crescono spontanee.
Le industrie farmaceutiche ne traggono brevetti e farmaci senza riconoscere nulla a chi le ha individuate.
Sta di fatto che dentro le foglie lucenti e i fiori rosa di questa pervinca tossica, endemica del Madagascar, oltre ad una sostanza in grado di sostituire l'insulina (I locali la usavano infatti per la cura dl diabete) ne sono state individuate altre (più di 70) estremamente attive. Il loro studio cominciò negli anni '20 del secolo scorso. Due di queste sostanze chiamate vincristina e vinblastina sono state lo strumento elettivo per la cura della leucemia infantile. Questa, linfomi come il morbo di Hodgkin e altre forme tumorali erano incurabili fino a "prima dell'uso occidentale della rosea pervinca del Madagascar"

martedì 14 maggio 2013

RIEMPIRE IL MONDO

Un altro esempio evidente della tendenza a riempire di sé il mondo. Le immagini sono relative a un individuo di Robinia Pseudoacacia. In piena fioritura.. Appunto.

Se i sambuchi vorrebbero "sambucare" il mondo, le Robinie vorrebbero "robinizzarlo".
E noi "umanizzarlo"?  Certo lo stiamo riempiendo...
E tutto quello che sta accadendo e provochiamo è un buon esempio di umanizzazione...
In ogni caso, mentre corteccia e foglie delle Robinie sono velenose, i fiori sono non solo profumati di un profumo intenso ma al tempo stesso delicato, sono commestibili. Le api ci fanno un miele pregiato e noi possiamo friggerli, aggiungerli alle marmellate o ottenerne un ottimo liquore mettendoli in infusione alcolica.

lunedì 13 maggio 2013

SAMBUCUS

E' il loro momento. E' adesso che le piante di Sambuco (Sambucus nigra) mettono in bella mostra le loro ombrelle fiorali. Così conciate, si rendono visibili anche a noi, che possiamo renderci conto di quanto numerose siano, lungo le strade, intorno alle case di campagna, sparse fra i campi che le circondano, soprattutto nelle zone più umide.
Immerse in una pastella e fritte le loro ombrelle di fiori sono squisite.
Per via del loro profumo di moscato sono state adoperate per aromatizzare piatti sia dolci che salati. Verso il mese di luglio le ombrelle di bianchi fiori si saranno trasformate in grappoli carichi di bacche rosso-scure dalle quali si ricavano marmellate ricche di vitamina C e un vino simile al Porto. I fiori vengono usati per curare raffreddori e febbre alta. Dalle foglie fermentate si ottiene un ottimo insetticida.
Osservando le piante di Sambuco si può trarre una considerazione di carattere  generale. Le sue ombrelle sono organi riproduttivi. Ogni pianta delle innumerevoli piante che vediamo ne è ricoperta. Ogni ombrella è composta da centinaia di fiori. Perché tanta profusione di cellule riproduttive? Perché tanta energia spesa da questi esseri proprio in questa direzione? 
Perché così fan tutti! Se potessero farlo "sambucherebbero" di sé il Mondo.
Tutti gli esseri di tutte le specie tendono, come i Sambuchi, a riempire il Mondo della propria stirpe. Il fatto è che, volendo tutti la stessa cosa, ciascuno finisce per limitare il risultato degli altri. Ma l'intenzione riempitiva di tutti resta sempre la  stessa.


martedì 7 maggio 2013

"SE C'E' CARNE E' SOLO PERCHE' C'E' ERBA"

Un approfondimento, spero utile. Una suggestione... per capire.

E' evidente che le piante, in generale i vegetali, formano una copertura. Sotto c'è la roccia. La Terra, come pianeta, è soprattutto roccia. Ora il fatto è che non può esserci vita se non a partire dalla roccia... Sono le piante che  trasformano la roccia in vita. L'organico può venire solo dall'inorganico. Se noi possiamo essere è perché possiamo essere il loro prolungamento.. Come dicevano i saggi "Se c'è carne è solo perché c'è erba"

lunedì 6 maggio 2013

ULMARIA E ASPIRINA

E' dalle foglie dell'Ulmaria che è stata isolata per la prima volta la salicina. Una sostanza dall'effetto analgesico. Era l'anno 1827.
La Filipendula ulmaria è anche nota come "Regina dei Prati" e la potete vedere, inconfondibile, svettare nel mese di giugno sulle altre erbe dei prati, mettendo in bella mostra le sue belle cime bianche fiorite.
E' da qui che si è partiti per arrivare a produrre, nel 1899, l'acido acetilsalicilico, l'aspirina, e cioè il farmaco più usato nel mondo.
I fiori dell'Ulmaria profumano di mandorla e si usano per aromatizzare i vini e le marmellate. Sono soprattutto i suoi germogli fiorali a contenere acido salicilico.
Gli erboristi usano ancora la tisana coi suoi fiori per curare ulcere allo stomaco e mal di testa. Se ne servono anche per alleviare i dolori articolari date le sue proprietà moderatamente analgesiche e antinfiammatorie.

giovedì 2 maggio 2013

COLONIALISMO E CHININO

Diamo un colpo alla botte..! Dove c'è pianta c'è sostanza.. anzi, in quello che possiamo definire genericamente come l'estratto grezzo di una qualunque parte di un organismo vegetale (foglia, radice, seme, corteccia, gemma ..) ce ne sono centinaia se non migliaia di sostanze: tipologie molecolari diverse in quantità diverse. In quel liquido scuro che noi chiamiamo caffè, per esempio, ne sono state identificate più di 500.
Alcune di queste su di noi sono molto attive, altre coadiuvano l'effetto di quelle attive.
Cosa sarebbe stato il colonialismo inglese senza il chinino?
Questa domanda per dire che ci sono piante che hanno inciso a fondo sul decorso storico della nostra specie e chissà quante altre che potrebbero farlo ma non lo faranno perché vengono fatte sistematicamente sparire con le foreste che le ospitano.
Cinchona : varie specie di alberi di china. Dalla loro corteccia il primo farmaco antimalarico. Verso la fine del '600 la richiesta della corteccia di china per guarire la malaria dei conquistatori divenne mondiale e le maggiori quantità arrivavano via mare  dal Perù e dalla Bolivia. Nel 1820 vi venne isolato il principio attivo: l'alcaloide chinina. Un'arma indispensabile per le imprese coloniali. La competizione per la scoperta e il possesso delle varietà di alberi più produttivi di questo alcaloide fu feroce. Cinchona legdgeriana risultò essere la specie con il più elevato contenuto.
Gli olandesi si assicurarono così il monopolio mondiale della chinina nelle  piantagioni di Giava.
In quest'ottica possiamo pensare che quella storia sia ancora tutta da scrivere.
Quanto scritto a proposito degli alberi di china può essere ripetuto per tanti altri casi diciamo emblematici.
Per esempio l'Olmaria (Filipendula ulmaria), la pianta dell'aspirina...

SYRINGA VULGARIS O " LILLA' "

Senza radici non si può vivere. Quelle delle Piante non sono solo un simbolo: Noi siamo radicati alla Terra attraverso Loro. Ma se questa comprensione, nella sua forma compiuta, è l'obiettivo e il filo conduttore di questo Blog, nondimeno i nostri incontri, le curiosità, i percorsi che faremo saranno i più vari e intriganti.  Cominciamo con qualche esempio concreto.

Sono immagini di un individuo della specie Syringa vulgaris. Insomma del comune Lillà.
Vuole riprodursi. E, per farlo, fiorisce adesso. Anche se i suoi fiori non profumano per noi ma per gli insetti che gli fanno da vettori sessuali, ne percepiamo lo stesso il profumo come intenso, pieno, dolce e inconfondibile. Inebriante. Forse per questo motivo il Lillà è stato utilizzato per simboleggiare la prima emozione in amore. Dalle sue appariscenti spighe si estrae infatti un profumo da lungo tempo commercializzato. In passato i suoi fiori si usavano per ridurre la febbre e ancora oggi, in certe regioni della Russia, si adoperano per farci un oleolito con cui trattare i dolori articolari. I francesi preferiscono consigliarne  l'uso delle foglie. Cinque-sei  foglie in una tazza d'acqua bollente in infusione dieci minuti  come febbrifugo. Anche per l'oleolito ricorrono alle foglie. Due manciate di foglie fresche in mezzo litro di olio di oliva dentro un vaso trasparente lasciate macerare per una ventina di giorni al sole. I francesi le foglie, i russi i fiori. In ogni caso l'oleolito ottenuto, antinevralgico, si può usare per massaggiare le parti dolenti.