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lunedì 28 agosto 2017

GINESTRE

"Cytisum" Ecco il nome non proprio famigliare che è stato scelto per raggruppare una cinquantina di specie vegetali di cui dodici presenti anche in Italia.
E ancora altri nomi poco noti affibbiati ad altri raggruppamenti affini come "Spartium" e "Calicotome".
Tutti i membri di questi gruppi sono certamente meglio conosciuti con l'appellativo di Ginestre.
I più noti fra loro sono  la Ginestra dei carbonai (Cytisum scoparius), la Ginestra di Spagna o ginestra odorosa (Spartium junceum) e la Ginestra spinosa (Calicotome spinosa).
Si tratta di arbusti perenni legnosi alla base. Tutti particolarmente vigorosi. Per quanto  mediterranei, sono arbusti che riescono a superare anche i rigidi inverni collinari seccando precocemente i  rami verdi ed elastici che formano la loro parte più vistosa. 
Sono comunque le loro parti legnose a sopravvivere. Da queste le gemme svernanti  sbocceranno in primavera.
Si tratta nell'insieme di arbusti pionieri che colonizzano scarpate e pendii franosi e che, proprio per questo, per il loro apparato radicale particolarmente robusto, vengono usate da sempre per consolidare i suoli scoscesi.
I botanici hanno cambiato i nomi dell'intera tipologia di piante alle quali appartengono. Prima Leguminose, poi Papilionacee, infine Fabacee. Ma per noi cambia poco.
I loro fiori sono e restano tipici. In quanto organi sessuali restano per molte ragioni le parti più conservative delle piante in genere e funzionano da criterio certo per le classificazioni. 
I fiori delle ginestre, delle acacie, dei piselli, dei ceci, dell'erba medica ecc sono tutti fra loro simili. E sono l'emblema dell'affollatissimo gruppo.
C'è un'altra caratteristica speciale e particolarmente importante da citare che riguarda le Fabacee.
Fertilizzano i terreni da cui crescono invece di impoverirli. Sono le sole piante a farlo. Li arricchiscono di sali di Azoto. E ciò per via di certi noduli che crescono solo sulle loro radici. Una simbiosi unica con i batteri azotofissatori che, in cambio di zuccheri e di altre sostanze elaborate dalla pianta, catturano l'Azoto molecolare, lo trasformano e fertilizzano il terreno.
Pensate se si potesse fare lo stesso con i cereali! Si eliminerebbe la necessità di concimare i suoli su cui vengono seminati! 
Mi pare che in qualche Istituto ci stiano tentando.
Con le ginestre dei carbonai (Cytisum scoparius) si fabbricavano, neanche a dirlo, delle ottime scope. I loro rami verdi, elastici, resistenti, dritti e sottili si sono, dimostrati, al riguardo, ideali.
Sono anche le ginestre meno tossiche del gruppo.
Gli estratti dei loro fiori (meglio se appena sbocciati) contengono varie sostanze fra cui la Sparteina, utilizzata tradizionalmente come efficace diuretico.
Anche le api li gradiscono, li visitano e ne utilizzano il nettare per produrre del miele.
Sono attratte dall'intenso giallo dei fiori, che spiccano sul verde scuro dei rami e delle foglie nonché dal loro delizioso odore.
Anche noi umani, guarda caso, siamo attratti dal giallo e dal profumo delle ginestre.
A proposito, particolarmente profumati sono i fiori delle Ginestre odorose (Spartium junceum) da cui viene ricavata un'essenza preziosa per l'industria profumiera.




Ma non è tutto. Dai rami fibrosi di quest'ultima si ottiene lo Sparto, utile per fare corde, stuoie e tessuti vari. Qualcuno ha recuperato questa pregiata produzione tradizionale ormai perduta, come del resto ha fatto con le fibre ottenute dall'ortica, che un tempo dava tele resistenti e delicate.
Le Ginestre piacciono. Anzi, di più, suscitano l'ammirazione per ciò che riescono a fare nei luoghi anche impervi e assolati dove crescono.
Da maggio a giugno, inconfondibili,  le loro  macchie cromatiche ravvivano il paesaggio.
Come scriveva infatti G.Leopardi  "E tu, lenta ginestra che di selve odorate queste campagne dispogliate adorni..."
Forse anche per causa sua le ginestre sono il simbolo vegetale degli scettici e dei razionalisti, di quelli insomma che amano la conoscenza sudata, vale a dire la conoscenza scientifica: improbabile e affascinante fioritura sul terreno impervio e arido di una cultura dominante che resta, nonostante le Ginestre, pericolosamente franosa e irrazionale.