Translate

giovedì 14 gennaio 2016

TUTTI I COLORI DEI POMODORI

Chi non conosce i pomodori? Ai bambini più piccoli, a scuola, si mostra una foto o un disegno, l'immagine su un monitor o, più raramente, un frutto e gli si dice: "Questo è il pomodoro". Un singolare tondo, tondo che gli frega per un bel po' di tempo la possibilità di imparare a pensare al plurale e, quindi, di incuriosirsi alle infinite variazioni che caratterizzano le forme viventi e non viventi.
Ma  a tanti va bene così, è la linea dominante. A ben pensarci infatti il singolare si confà a quell'altra pretesa di singolarità e di unicità che è il monoteismo, il pilastro portante della cultura occidentale e non solo di quella.



Dietro alla sigla Solanum Lycopersicum, che serve per individuare il gruppo, ci stanno in realtà più di 4.000 varietà di pomodori-piante.
La cosa stimola la fantasia e, al tempo stesso, anche il dubbio che possano essere davvero tante queste piante, capaci di  frutti così diversi.
Cominciamo dal colore (e cioè dal colore dei pomodori; tecnicamente le bacche plurisperme delle piante di pomodoro)
Si va dal  bianco (white queen, white tomesol,...) al giallo (wendy, lemon, douce de Picardie,...) al rosa (thai pink...) all'arancione (moonglow) al verde (green zebra, ...) al blu, al nero violaceo (nero di Crimea, purple perfect,...)
Se poi si considerano le forme, i tipi di bucce, la grandezza dei frutti, l'aggregazione (singoli o riuniti in grappoli), la caratteristiche chimiche, le particolarità interne (per esempio i pomodori cavi detti tomate à farcir), si fa presto a capire che le diverse bacche di lycopersicum potrebbero essere anche più delle 4.100 ufficiali.
Il gruppo delle piante lycopersicum è affine a tanti altri gruppi che, insieme, vengono identificati nel genere Solanum
Questi gruppi sono circa 1.400, vale a dire 1.400 specie differenti comprensive ciascuna di una moltitudine di varietà.
E' ovvio che la fantasia in tanta ampiezza si perde...
Accontentiamoci di sapere almeno che sono tutte velenose ma che però, in generale concentrano, per difendersi dai predatori,  i loro alcaloidi tossici solo nelle loro parti verdi e non nei frutti o nei tuberi se no non potremmo mangiare nè i pomodori, nè le melanzane (solanum melongena), nè le patate (solanum tuberosum).
Ci sono organizzazioni benemerite che cercano di recuperare nelle campagne e negli orti i semi antichi di queste specie alimentari. Per poi conservarli in modo da garantirci anche per il futuro le varietà  originarie.
Alla moderna produzione industriale, soprattutto se multinazionale, interessano invece solo le poche forme  altamente produttive da lei selezionate e ingegnerizzate.
Gli Aztechi chiamavano i pomodori "xitomati", un termine  destinato ai frutti succosi. Le piante che li producevano erano tipicamente americane.
Più o meno la data del loro arrivo in Europa risale al 1540 quando lo spagnolo Hernan Cortes ne portò da oltre oceano i primi esemplari in patria.
E qui la storia si fa buffa nonché istruttiva.
"Il pomodoro", nei paesi europei, fu subito etichettato come poma amoris, ovvero pomo dell'amore.
Traboccante di succhi, col suo sapore intenso doveva essere per forza un afrodisiaco, oltretutto del tipo più temibile, data la sua somiglianza con il "pomo di Satana" ovvero con il frutto della mandragora.
Quest'ultimo era considerato unanimemente il frutto dell'Inferno dal momento che, secondo la Bibbia, lo usò Lea per sedurre Giacobbe.
Tanto per intenderci, uno dei crimini per i quali Giovanna d'Arco fu arsa sul rogo fu il suo presunto possesso di una radice di mandragora.
Si diceva che il pomodoro facesse cadere i denti e che il suo profumo rendesse folli.
Il terrorismo moralista si spingeva a condannare l'atto di addentare la sua polpa succulenta quale atto lascivo, quindi pagano e ,come tale, non solo dottrinalmente perseguibile.
"Non c'è niente di più malefico" ammoniva l'abate Chiari, noto moralista cattolico ancora verso la metà del settecento, riferendosi al pomodoro.
Col tempo, tuttavia, la proibizione morale lasciò il campo, come sempre, alla soddisfazione corporale e il pomodoro finì per vincere la partita e venne accettato.
I pomodori sono i frutti col maggior contenuto di licopene, una sostanza molto attiva nella prevenzione dei tumori della prostata, della cervice e del seno.
Dalla loro pelle si ottiene, tra l'altro, la cosiddetta plastica naturale che ha il non secondario vantaggio di essere biodegradabile.
E poi cosa sarebbe la cucina mediterranea se non quella in generale senza i pomodori?
Vittime di crociate epuratrici per qualche secolo, i pomodori si sono presi la loro bella rivincita.
Ma le cose mutano e oggi succede che gli esemplari che arrivano sulle nostre tavole il più delle volte sono privi di sapore.
La Grande Distribuzione, sorella della Grande Produzione, sembra volerci riempire del mitico pomo dell'amore togliendogli ogni sorgente di gusto e a noi, quindi, ogni voglia di addentarlo.
Triste nemesi storica: il moralista è tornato a vincere perché, privato dei suoi succhi eccitanti e deliziosi, il frutto non è più peccaminoso.
Il brutto è che la vittoria sul pomodoro non è certo l'unica vittoria di coloro che si danno come missione la proibizione.