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domenica 10 novembre 2013

APPARIZIONI

In qualunque pianeta, la Terra per esempio, gli esseri e quindi le specie possono solo formarsi, trasformarsi,....., de-formarsi.
Quando si leggono frasi del tipo: "L'uomo vive insieme alle piante da circa duecentomila anni, cioè dalla sua comparsa sulla Terra"
O ancora: "Fra i primi organismi unicellulari che apparvero sul Pianeta c'erano -com'è noto- anche le alghe",  ci si dovrebbe rendere conto di quanta irrazionalità continua a circolare anche in libri per il resto seri e razionali.
"La comparsa delle moderne piante coi fiori ebbe molte importanti conseguenze"
Certo è che anche una frase del genere rovina tutto quello che di sensato gli viene fatto seguire.
Come si formarono le piante coi fiori?
Da quali piante con i non-fiori si formarono?
E com'erano i primi abbozzi di fiori?
Se non era il momento di rispondere a domande del genere o non era questo il tema di cui si stava trattando, sarebbe bastato dire: "La formazione delle moderne piante coi fiori ebbe molte importanti conseguenze".
La Fisica, in base alla universale conservazione della massa-energia per cui niente si crea, niente si distrugge, ma tutto si trasforma, ha da tempo bandito i termini di comparsa, scomparsa, apparizione, sparizione.
I biologi, e perciò anche i botanici, non l'hanno fatto. Anzi, pare addirittura che ci prendano gusto anche se, così facendo, si mettono in palese contraddizione col meccanismo evolutivo che pure dicono di abbracciare.
Si tratta di un'incoerenza logico-filosofica più che evidente.
Come si è formata tale incoerenza?
Come si mantiene?
E soprattutto, come si può trasformare?

sabato 9 novembre 2013

MACLURA POMIFERA

Se si vede un frutto è certo che l'ha formato una pianta. Se si vede un frutto come questo

è certo che la pianta che l'ha formato è una Maclura pomifera. Per essere precisi, un individuo femmina di Maclura pomifera. La specie infatti è dioica, vale a dire che - anche se trattandosi di piante può sembrare strano- è formata da maschi e da femmine. I fiori con gli ovari ce li hanno le femmine e quindi sono solo loro a fare i frutti.
La specie è tipicamente nordamericana. Qui da noi ha una distribuzione variegata dato che fu introdotta in qualche area per cercare di sostituire i Gelsi malati con le cui foglie venivano nutriti i bachi da seta. Si tratta di piante molto forti capaci di produrre parecchi di quegli strani frutti che si vedono qui sotto, grandi come delle grosse arance.
Frutti che per noi umani non risultano essere commestibili ma che risultano comunque molto interessanti per le particolari sostanze che contengono.
Quando si tagliano fuoriesce infatti una specie di latte formato da particolari proteine che, una volta esposte all'aria, si comportano come delle vere e proprie colle.
Queste sostanze sono sotto esame per le loro possibili azioni farmacologiche ma possono anche offrirci uno spunto per pensare. Perché sono proteine e perché formano un latte speciale nei frutti delle Maclure.
Con le proteine, infatti, tutto è possibile: non ci sono limiti. Ovunque noi ci tocchiamo, tanto per fare un esempio, tocchiamo proteine. Anche noi come le Maclure siamo un loro prodotto. 
Mettiamola così. In un alfabeto come il nostro ci sono circa 20 lettere. Componendole possiamo formare un numero illimitato di significati. A loro volta, le proteine sono formate con 20 lettere diverse che, in questo caso, si chiamano aminoacidi. Mettendoli insieme si possono formare molte più sostanze diverse di quanti significati diversi si possono formare con qualunque alfabeto. Non fosse altro per questo: che le parole devono essere comunque formate da poche lettere se no non si riesce a pronunciarle, le proteine non hanno questo limite e quindi possono risultare composte anche da centinaia se non migliaia di aminoacidi.
Risultato: tutti gli innumerevoli pianeti dell'Universo compatibili con la vita potrebbero avere le loro particolari biosfere formate da innumerevoli microorganismi, piante e animali diversi senza per questo esaurire la capacità delle proteine di formare sempre nuove sostanze, sempre nuovi materiali.
Con il legno delle Maclure gli indigeni nordamericani Osage costruivano i loro archi. A loro volta i colonizzatori usarono queste piante dalle lunghe spine per innalzare siepi invalicabili. E, più tardi, ci ricavarono i pali per l'elettrificazione di vasti territori degli Stati Uniti, dato che il legno delle Maclure resiste alle intemperie e all'attacco dei funghi e di altri parassiti. Inoltre, siccome dalla corteccia delle radici si estrae un colorante adatto, lo usarono per tingerci le prime divise dell'esercito americano.

Sono curiosità sulle Maclure. Che però adesso, vedendone i frutti per terra, sappiamo riconoscere.
E' bello inoltre rendersi conto che anche loro, come tutte le altre piante, hanno una storia lunga e complessa, che in modi imprevisti si intreccia con quella umana. La consapevolezza poi che sono una miniera di proteine e di altri composti su cui c'è ancora tanto da sapere è una cosa che contribuisce a formare quella che a volte si definisce saggezza.