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giovedì 28 maggio 2015

EQUISETUM

La parola Equisetum serve per raggruppare mentalmente un certo numero di entità biologiche simili chiamate popolarmente Code di cavallo.
Si tratta in tutto di una quindicina di specie vegetali i cui individui, tutti amanti dei terreni umidi e della luce intensa, si differenziano per varie caratteristiche pur mantenendo uno schema unitario di struttura.
Una decina di queste specie, tutte perenni, si trovano anche in Italia. Oltre alla più nota, ovvero l'arvense, si possono trovare la pratense, la fluviatile, la palustre, la bagotense, la variegatum, la giganteum, la hyemale ecc.
Cos'hanno nel loro insieme di speciale?
Anzitutto il fatto di essere dei fossili viventi.
Non hanno fiori e quindi non hanno bisogno di attrarre, di mettersi in mostra, di sedurre esibendo fogge particolari, colori ammaglianti, profumi adescanti.
Producono spore che consegnano all'acqua o al vento. Sono al tempo stesso strutture ad architettura semplice, ripetitiva, vistosamente modulare e i loro sistemi di conduzione interna non sono dei più efficienti
                                         arvense steli fertili
                                              arvense  steli sterili

La domanda interessante da farsi è come mai in una presunta corsa delle forme viventi verso la perfezione si siano conservate strutture così arcaiche, vecchie di almeno trecento milioni di anni.
Certo è sensato pensare che, benché più semplici delle moderne piante a fiori, questi esseri abbiano un genoma particolarmente indovinato. Ma la risposta alla domanda resta comunque un'altra: loro esistono perché  fra le forme viventi non esiste nessuna corsa verso la perfezione.
Ricordate sempre la piramide della vita.
La base è formata da esseri unicellulari e batteri e virus sono ancora a formare questa base non da milioni ma da miliardi di anni.
I viventi si possono trasformare, alcuni di loro lo fanno, ma non perché c'è una direzione da seguire o tantomeno un Direttore cui obbedire.
Le specie parassite, per esempio, incarnano un regresso, altre, sempre per esempio, nelle loro vicissitudini, si trovano nelle condizioni di cambiare o di soccombere. Altre ancora, se possono restare come sono,ci restano.
Le "Code di cavallo" sono rimaste. La loro complessità è già stupefacente ma lo è meno di quella delle rose, delle viti o dei trifogli.
Nelle foreste tropicali raggiungono vari metri d'altezza ma, anche nelle migliori condizioni, non potranno mai competere con l'imponenza di una quercia.
Comunque coesistono con noi, questo è un fatto, e nessuno può dire se, per quanto più semplici, dureranno o no più di noi.
Un altro fatto è che, intanto che coesistono, noi le adoperiamo.
Soprattutto la loro specie più comune, che è l'arvense.
Questa, a primavera, dalle sue gemme sotterranee fa spuntare steli fertili sporiferi ma non fotosintetici e steli sterili non sporiferi ma fotosintetici che si caratterizzano per l'elevato contenuto di Silicio, presente sia in forma chimica solubile che insolubile. Quest'ultima è forse uno dei segreti della sopravvivenza della specie dato che in così alta quantità usurerebbe presto i denti di chi si provasse a mangiarla. Un altro effetto di questo silicio insolubile è la capacità che conferisce alla pianta di riflettere la luce solare in eccesso.
Al Silicio solubile e a tutte le altre sostanze che contiene (e che in generale contengono tutte le Code di cavallo) si deve invece l'attività rimineralizzante della pianta.
In pratica questa favorisce la ricalcificazione delle ossa accelerandone i tempi,
ragione per cui se ne consiglia l'impiego in gravidanza, nella menopausa e più in generale nell'osteoporosi.
Il Silicio è presente in particolar modo nel tessuto aortico e nei tendini, organi le cui fibre elastiche perdono di efficienza con l'invecchiamento e, al tempo stesso, con la perdita di Silicio. Da qui l'impiego dell'equiseto per rallentare questo processo di degrado.
L'equiseto è diuretico. Fonti autorevoli dicono che l'infuso ha azione diuretica potente ma minore azione rimineralizzante; il decotto, al contrario, ha minore azione diuretica e maggiore azione rimineralizzante.
Gli Equiseti, alcuni in particolare contengono un enzima, la Tiaminasi che è in grado di distruggere la vitamina B (Tiamina), ma alcol e quindi tinture, temperature di 100 °C e quindi infusi e decotti neutralizzano l'enzima.
Si può ottenere dagli Equiseti anche un miglioramento dell'elasticità cutanea. Da qui il loro uso in cosmetologia per la prevenzione delle rughe e più in generale dell'invecchiamento della pelle.