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giovedì 2 maggio 2013

COLONIALISMO E CHININO

Diamo un colpo alla botte..! Dove c'è pianta c'è sostanza.. anzi, in quello che possiamo definire genericamente come l'estratto grezzo di una qualunque parte di un organismo vegetale (foglia, radice, seme, corteccia, gemma ..) ce ne sono centinaia se non migliaia di sostanze: tipologie molecolari diverse in quantità diverse. In quel liquido scuro che noi chiamiamo caffè, per esempio, ne sono state identificate più di 500.
Alcune di queste su di noi sono molto attive, altre coadiuvano l'effetto di quelle attive.
Cosa sarebbe stato il colonialismo inglese senza il chinino?
Questa domanda per dire che ci sono piante che hanno inciso a fondo sul decorso storico della nostra specie e chissà quante altre che potrebbero farlo ma non lo faranno perché vengono fatte sistematicamente sparire con le foreste che le ospitano.
Cinchona : varie specie di alberi di china. Dalla loro corteccia il primo farmaco antimalarico. Verso la fine del '600 la richiesta della corteccia di china per guarire la malaria dei conquistatori divenne mondiale e le maggiori quantità arrivavano via mare  dal Perù e dalla Bolivia. Nel 1820 vi venne isolato il principio attivo: l'alcaloide chinina. Un'arma indispensabile per le imprese coloniali. La competizione per la scoperta e il possesso delle varietà di alberi più produttivi di questo alcaloide fu feroce. Cinchona legdgeriana risultò essere la specie con il più elevato contenuto.
Gli olandesi si assicurarono così il monopolio mondiale della chinina nelle  piantagioni di Giava.
In quest'ottica possiamo pensare che quella storia sia ancora tutta da scrivere.
Quanto scritto a proposito degli alberi di china può essere ripetuto per tanti altri casi diciamo emblematici.
Per esempio l'Olmaria (Filipendula ulmaria), la pianta dell'aspirina...

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