In generale in un bosco selvaggio vi è tanta materia morta, sul suolo, in piedi o ancora attaccata alle piante quanta ve ne è di viva.
Se si prescinde da fulmini, incendi e aggressioni varie, non si capisce chiaramente né perché né come un albero debba morire.
Mentre noi animali invecchiamo uniformemente, gli alberi continuano ad occupare l'ambiente che li circonda. Le loro estremità, a differenza delle nostre, non smettono mai di crescere e i loro tronchi continuano ad allargarsi mediante ispessimento secondario attorno alla parte interna che continua a morire.
Certo un fattore limitante è l'altezza a cui l'acqua dalle radici può essere portata alle foglie; un altro, è la distanza a cui il nutrimento dalle foglie può essere portato alle radici. Sta di fatto che, ad un certo punto, anche per ogni pianta comincia il declino.
Il ventaglio delle possibilità è tuttavia davvero ampio.
Cinquemila anni di durata e un'altezza di poco superiore ai 100 metri sono i record rispettivamente raggiunti dagli alberi. Mentre certe palme rampicanti sono arrivate a svilupparsi per una lunghezza di 180 metri.
Rispetto ai grandi alberi, gli alberi bassi e i cespugli hanno vita più breve. A loro volta le erbe possono convertire tutte le loro riserve in fiori e in semi ed esaurirsi in una sola stagione. Esistono palme, bambù e altre piante come le agavi che muoiono dopo un'unica grande fruttificazione. Un albero tropicale della stessa famiglia dell'arancio cresce fino a una quindicina di metri d'altezza e fiorisce una sola volta per poi morire. Il modo e il motivo della morte naturale delle piante sono temi poco esplorati.
Forse val la pena ricordare che gli organismi di cui stiamo parlando sono società organizzate di migliaia di miliardi di cellule. E che, come noi, anche loro sono strutture enormemente complesse che reggono la loro continuità sulla base di un rigoroso, finissimo, ordine interno, che riguarda tanto le cellule di cui sono fatte quanto le interazioni fra queste cellule. Queste strutture, tutte le strutture viventi, devono anzitutto, istante dopo istante riprodurre se stesse. Ed è proprio nel corso di un tale riprodursi che, inevitabilmente accadono errori, errori che col tempo si accumulano finendo per comprometterne il funzionamento.
Se questo è vero in generale e spiega (in accordo col secondo principio della termodinamica) perché in generale gli organismi muoiono è altrettanto vero che non spiega le loro morti particolari.
Non è sbagliato quindi pensare che, dovendo morire, ogni specie si sia "scelta" il proprio modo per morire.
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