Ma Quercia? Quercia è un nome che vale per tutti gli individui della mia specie e anche di più. Quindi io, a differenza di te, un mio nome non ce l'ho. E ne avrei bisogno anche perché, da qualche anno, mi trovo qui isolata in mezzo a delle grandi superfici spoglie.
Allora ho deciso di parlarti, dato che tante notti, quando le nuvole non sono troppe, mi fai compagnia e mi rischiari.
Lo so che in te non c'è vita, che sei sterile e come congelata dentro. Eppure - l'ho sentito dire da degli umani che si sono fermati a parlare sotto i miei rami- sei un pezzo di Terra spaccata e staccata da un grande urto un numero immenso di anni fa. Capisco dunque che una storia, anche tu come me ce l'hai e che all'inizio dovevi essere molto più vicina di adesso. Non oso pensare a quali effetti giganteschi provocavi, soprattutto sulle masse liquide terrestri, quando ci stavi quasi addosso! Doveva essere comunque uno spettacolo impressionante la tua grande presenza in quel cielo antico, anche se magari non c'erano ancora occhi che potessero guardarlo!
Anch'io d'altronde non sono sempre stata come sono adesso: grande, imponente, col mio tronco massiccio e i miei robusti rami che si protendono intorno
Sai, ogni anno faccio una montagna di frutti -che gli umani chiamano ghiande- con la speranza, in tanta massa, che qualcuno riesca ad attecchire e a crescere fino a diventare, come me, una vera quercia.
E' chiaro che un tempo anch'io sono stata una piccola ghianda. Non si direbbe, vero, a vedermi adesso? Fra la mia parte sotterranea e quella esterna, se la misurassimo, ne risulterebbe una massa (non ti parlo di peso se no faremmo confusione) di almeno 30 o 40 tonnellate.
Rispetto agli animali, che tutti, compresi gli umani, devono mangiare e defecare e comunque espellere, la mia forza è che, per poter crescere, mi sono bastate e mi bastano delle rocce sciolte in acqua e un gas che si trova nell'aria.
Forte no? Essere capaci di trasformare la materia morta in materia viva senza miracoli! Se tu avessi l'aria e l'acqua liquida, con una temperatura di conseguenza meno estrema, quasi quasi potrei venire a crescere anche su di te.
Senza animali! Sai che bello!?
E' che qui dove sono, a darmi fastidio non sono tanto i cinghiali o gli scoiattoli che mangiano le mie ghiande o quegli insetti che con le loro punture mi costringono a fargli delle strutture tonde, chiamate galle, in cui crescono le loro larve.
Sono gli umani.
Hanno eliminato i boschi e, al loro posto, coltivano erbe per mangiarne i semi.
Posso capirlo. Quello che non posso capire però è come fanno a far crescere un solo tipo di erba su distese immense di terreno che lavorano così a lungo con le loro macchine. Tu non so se li vedi questi campi, ma ti assicuro che fanno impressione. Erbe di un solo tipo distribuite con un'uniformità che spaventa. Lo stesso tipo di ordine che potresti trovare in certi grandi cimiteri con le loro interminabili file ordinate di identiche tombe.
Riescono a far morire i semi di tutte le altre erbe. In un modo così sistematico che poi ne può crescere una sola. Usano grandi quantità di quelle cose che chiamano diserbanti, e poi concimi, e poi ancora, per proteggere le innaturali e vulnerabili distese che hanno ottenuto, usano grandi quantità di quelli che sono soliti chiamare fitofarmaci: per avvelenare gli insetti, i funghi.... i batteri... e preservare così integre le loro erbe.
Il fatto è che io sono rimasta sola.
A dirti la verità non so perché mi hanno risparmiata e per quanto continueranno a farlo. Oltretutto, in mezzo come sono a queste distese folli, comincio a sentirne gli effetti. Lo vedo nelle mie foglie e, soprattutto, nelle parti terminali -le più delicate- delle mie radici. E pensa che avevo stretto un accordo con i tartufi e con altri funghi che ci faceva stare bene entrambi. Ma adesso anche loro, per via di quelle cose velenose di cui ti ho appena parlato, mi hanno lasciata.
Te lo confido, con un po' d'angoscia: sto sempre peggio e ho capito che, anche se sono grande, il mio destino è segnato. Mi toccherà soccombere. Peccato perché, come quercia, avrei potuto vivere qualche centinaio di anni ancora.
Gli umani, pensa, inventori della parola umanesimo, ci hanno sempre uccise per il nostro corpo legnoso che è duro e resistente. Hanno cercato di rendere dolci i nostri frutti per mangiarseli ma, non essendoci mai riusciti, li hanno usati per allevarci maiali da trasformare in prosciutti e in insaccati.
Anni fa qualcuno di loro, più accorto, è venuto in primavera a raccogliere un po' delle mie gemme per farci un preparato che è ottimo per dare vigore.
Cosa vuoi che ti dica cara Luna. la Terra l'hanno presa in mano loro. Ma questi loro davvero non sanno quello che fanno.
Spero di rivederti ancora domani. Tu sei lontana e non so se puoi capire se ti dico cos'è diventato qui per me il futuro. E' solo l'oggi spinto a fatica avanti di un giorno.
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